Il Contagio
Siamo tre "ragazzi" che superati i cinquant’anni, hanno fatto una piacevole scoperta.
Alla nostra età ne hai già viste di tutti i colori, l’entusiasmo della gioventù si è ovviamente affievolito, assapori ancora le gioie che ti offre la vita, ma nella memoria risiedono le passioni, le insicurezze, la curiosità, la voglia di scoprire, l’infantile desiderio di confrontarti e primeggiare.
Poi, quasi casualmente, inaspettatamente, scopri il golf!
Chi lo avrebbe mai detto? – Quello che consideravi un hobby più che uno sport, un passatempo per anziani, un passeggiare tra il verde con un bastone per colpire una pallina e mandarla in una buca. Gente che cammina tranquilla con il cappellino calcato in testa, professionisti affermati e benestanti che passano la domenica a chiacchierare viziati da un ambiente paradisiaco e la disponibilità di tempo libero.
Invece no, invece questo casuale trio di personaggi, nel giro di pochi mesi ha scoperto il golf, il vero golf con tutta la sua meraviglia!
E’ un virus, un maledetto e contagioso virus che aleggia nell’aria. Quasi per caso accompagni un amico, un fratello, un conoscente a "Fare qualche buca!" – Abbiamo la fortuna di essere al Golf Club Venezia, " Fare qualche buca!" qua, vuol dire che tu, ancora prima di entrare nel campo da golf, stai per abbandonare un mondo per entrare in un altro. Ad accoglierti non trovi un portone, un cancello, un parcheggio, no, ad accoglierti trovi un ponte di assi di legno scricchiolante che attraversa un’intima laguna invasa da piccole barche da pesca ormeggiate. Alla fine del ponte un antico arco di mattoni, sovrastato dall’insegna del Golf Club Venezia, ti indica che sei arrivato a destinazione.
Fai il tuo ingresso,accompagnato dal socio che ti ha invitato, ti presenti in segreteria dove firmi un registro e mostri i documenti per essere autorizzato a fare la tua visita come ospite.
Sei curioso, l’ambiente è nuovo, ci sono le macchinette elettriche che sembrano piccoli fuoristrada squadrati, c’è un capanno all’interno del quale osservi questi buffi e colorati carrelli disposti in file. Sono le sacche contenenti l’attrezzatura dei giocatori, sono montate su ruote per facilitarne il trasporto.
Osservi un carrello con la sua sacca e ti scopri a chiederti come sarà il proprietario. Nel tennis ogni giocatore ha la sua sacca e le sue racchette, cambiano le marche, cambiano i colori, ma questi borsoni hanno più o meno tutti lo stesso aspetto, in questo capanno invece non c’è un carrello uguale all’altro. Buffi cappucci a proteggere legni e drive, asciugamani, cappellini, accessori vari, c’è di tutto appeso alla rinfusa su questo mondo colorato. Osservi prodotti nuovi o quasi e sacche che sembrano abbandonate da decine di anni. Hanno un loro fascino queste attrezzature, tutte simili, tutte molto diverse.
Poi ti giri ad osservare l’ambiente per te nuovo.
Gobbi, silenziosi, lenti, variopinti, un solo guanto in tasca, gesti di stizza, piccole esclamazioni, silenziosa soddisfazione quando la palla entra in buca. Sono i praticanti sul putting green, si riscaldano, provano lo scorrimento della pallina sulla rasa erba curata intorno alla buca. Non sembrano pigri, non sembrano annoiati. Gli uomini sfoggiano tenute di ogni tipo, dalla classica polo bianca con pantalone in unica tinta, al personaggio eccentrico che indossa capi in tessuto scozzese e berretto vintage. Le donne sono curatissime e particolarmente determinate, non sembrerebbero essere in fase di riscaldamento, sembrerebbero già essere assolutamente in competizione.
Mentre osservi tutto questo, senza che tu quasi te ne accorga, il virus fa il suo ingresso nel tuo organismo. Sarà il piacevole ambiente? Sarà lo spirito di competizione che aleggia nell’aria? Sarà il fascino della novità? No, il virus è subdolo, implacabile, nascosto. Come entra in me? Lo respiro? Seduce la mia vista? Mi appassiona violentemente? Mi incanta? – No, niente di tutto questo, il virus ti invade in modo assolutamente inaspettato!
Osservi questi giocatori, la loro attrezzatura, il loro abbigliamento, le loro movenze; gli osservi attentamente che si mettono in posizione, allineano mazza e pallina, mirano alla buca, colpiscono. E la pallina parte, si muove, rotola, rotola, rotola,…….,rotola, ….. ," klock..klock..klock!"
Tu non lo sai ancora, ma sei contagiato. Le tue orecchie hanno percepito quel rumore! Non è secco, non è ovattato, non è poco udibile, è la perfezione. E’ il fine, il raggiungimento dello scopo, è la missione compiuta. A quel rumore nulla segue, tutto è finito, raggiunto, completato.
Sono solo pochi i secondi di pace però, il fascino di quel rumore è tale che ti ha totalmente stregato. L’hai percepito? Ha raggiunto il tuo cervello? Ti ha trasmesso quel messaggio di scopo raggiunto e soddisfazione?
Basta, questo basta a sedurti anche se ancora non lo sai! Quel rumore è in te, è nella tua memoria, vorrai sentirlo ancora, vorrai immaginarlo, vorrai percepirne le sfumature e le piccole differenze di volta in volta, ma soprattutto, vorrai essere tu ad ottenerlo!
1 commento:
...ho sempre pensato una cosa di te ....una cosa che ti accomunasse a qualcosa, ora so, sei semplicemente un " dandy", e non potevi sfociare in nessun'altro sport...se non nel golf...ti calza a pennello, forse in una distesa così immensa troverai il tuo io...unico e solo io...comunque sia complimenti i tuoi 55 li porti maledettamente bene ..bello e dannato.
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