E’ la musica
di Morricone ad inondare lo stadio, il ragazzo del Jersey compare sul palco, le
prime note sono dure e graffianti e subito il boato della folla accompagna gli
accordi. Siamo
tutti in piedi a cantare: honey I want the heart, I want the soul, I want
control right now…
Ma lui
non si interrompe e come un fuoco di fila dalla chitarra esplodono le note di
no surrender, nessuna resa, mai!
Ora c’e’
poca luce e introduce con qualche parola il pezzo, ci dice che la situazione
nel suo paese, come da noi , non e’ buona, che non c’e’ lavoro, che queste cose
sono già successe in passato e che accadranno di nuovo…. ma c’e’ una piccola
speranza.
Come un factotum ti adatterai a fare di tutto, da riparare il tetto a
mettere a posto il motore a mietere il raccolto, ad accettare il lavoro che Dio
ti darà.
Sopporterai la siccità dopo aver subito
il diluvio, ma e’ sicuro che qualcosa sta’ cambiando.
Intanto il banchiere diventa sempre più grasso e il lavoratore sempre più
magro.
Stanno giocando, scommettendo sulle nostre vite ma si intravede la luce di
quello che verrà.
E tu,tuttofare, rassicuri la tua donna
dicendole che starete bene.
Intanto impari ad arrangiarti, ad usare quello che hai, di riparare il vecchio
per renderlo ancora utilizzabile.
Ritorneremo
tutti a prendersi cura l’uno dell’altro, come Gesù ci chiese di fare.
Se avessi con te una pistola, troveresti i bastardi e gli spareresti a vista.
Il
concerto continua senza soste,un brano dopo l’altro e noi sugli spalti, come spiriti nella notte, gridiamo,cantiamo
e continuiamo a ballare. Musica vera, musica che si ascolta col cuore.
Le note
scorrono, ti amerò con tutta la folle rabbia della mia anima ma non so quando
arriveremo là, a camminare nel sole e ci invita a salirci davvero su quella
motocicletta dalle ruote cromate, superando il limite e fuggire dalla desolazione
della periferia…. perché noi vagabondi,piccola, siamo nati per correre.
Lo show
è finito, è quasi l’una e abbiamo più di cinquecento chilometri da macinare nel
ritorno. Dopo Venezia un’unica breve sosta per riposare in un parcheggio alle
porte di una città e sfiniti si arriva al mattino.
Poco
dopo sono al lavoro, sono superbamente a pezzi come un vero sopravvissuto del
rock’n’roll e mentre sorrido dentro di me, sento che qualcosa è cambiato…
2 commenti:
C'ero anche io a ballare e a emozionarmi con il ragazzo del Jersey C'ero anche io con te e con Elena. Non avrei potuto desiderare una compagnia migliore, non avrei potuto sperare in una serata più dolce di quella.
Grazie di esserci stato, cognato, grazie di aver scritto pubblicamente le tue emozioni e di essere quello che sei.
...perché non è vero che il rock è morto! Il rock non morirà mai!
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